AAA: Reporter intrepidi e pronti a raccontare la storia di una vita cercasi

Se morissi domani, potresti dire di aver vissuto fino in fondo?

E’ questa la domanda che pone la Volvo Ocean Race nella sua nuova campagna online, che mira a trovare un gruppo di coraggiosi Onboard reporter pronti ad affrontare la più dura regata oceanica, il giro del mondo del 2017/18.

Conosciuto come “il lavoro più duro del giornalismo sportivo”, quello del reporter di bordo è un ruolo unico, che non è certo riservato ai deboli di cuore.

Non esiste alcun altro lavoro di giornalista embedded in un team sportivo e quindi i potenziali candidati dovranno superare un campo pratica creativo, dando prova della loro capacità di resistere alla pressione fisica e mentale, prima di poter passare alla successiva fase di selezione.

La regata, che sin dal 1973 è sinonimo del più importante evento professionistico oceanico al mondo, si corre su oltre 40.000 miglia, copre quattro oceani, tocca cinque continenti, dura la bellezza di nove mesi e richiede dunque professionisti della comunicazione dai molti talenti e dalla grande esperienza, che desiderino entrare a far parte di un equipaggio e inviare i loro racconti e le loro immagini a terra da alcuni dei luoghi più remoti e ostili del pianeta.

“Per chi racconta per lavoro, non c’è certamente alcun’altra sfida dello stesso livello” spiega lo statunitense Amory Ross, che ha coperto questo ruolo nelle ultime due edizioni della regata. “Sei spinto veramente oltre i limiti fisici, mentali e creativi, in un modo che credo non abbia eguali.”

In comunicazione con la sede della regata grazie a connessioni satellitari con gli strumenti a bordo delle barche che sono sì allo stato dell’arte, ma anche piuttosto scomode, i candidati ideali che si uniranno al team di storytelling dovranno essere in grado di produrre video, foto e testi di alta qualità ogni giorno, qualsiasi siano le condizioni.

E, tuttavia, per rimandare ai moltissimi fan a terra i contenuti multimediali dall’oceano è necessaria una tecnologia veramente di punta. Tutte le barche sono dotate di strumenti allo stato dell’arte, incluse videocamere comandate a distanza, microfoni e centraline media realizzate ad-hoc.

Grazie a strumenti di comunicazione all’avanguardia, i contenuti multimediali oltrepasseranno grandi distanze, fino alla bellezza di 200.000 miglia quando le barche saranno nei luoghi più remoti del percorso, per tornare alla base di Alicante attraverso dei satelliti in orbita geo-stazionaria.

“Stiamo cercando candidati che abbiamo un approccio avventuroso, ma anche una solida esperienza nei media, occhio per le immagini e intuito per trovare le storie giuste.” Ha spiegato Leon Sefton, a capo del progetto di ricerca degli OBR e del settore televisivo Volvo Ocean Race. “Non si può sottovalutare il fatto che si tratti di un ruolo molto duro, ogni giorno di lavoro e svolto in condizioni spesso estreme e poche occasioni di riposo e di sonno.”

Per la scorsa edizione 2014-15 sono stati oltre 2.000 coloro che hanno sottoposto la loro candidatura e per questa nuova edizione gli organizzatori se ne attendono un numero ancora maggiore.

Il frutto del lavoro degli Onboard reporter della Volvo Ocean Race è stato spesso utilizzato da alcuni dei media più noti del mondo come il Daily Telegraph, il New York Times, la Red Bull Media House per non parlare delle oltre 240 emittenti e degli 83 canali televisivi in tutto il pianeta.

“Gli Onboard reporter della Volvo Ocean Race devono essere molto più che un viso piacevole con un microfono, in realtà si può dire che svolgano il lavoro più duro nel settore del giornalismo sportivo.” Ha scritto Tim Wendel in un articolo pubblicato da Huffington Post.

Per presentare il loro curriculum, i candidati dovranno visitare il sito specifico if.volvooceanrace.com e seguire le indicazioni per produrre dei lavori di prova. In caso passino il primo step, continueranno nel percorso e saranno sottoposti a un colloquio formale, avvicinandosi ancor più all’obiettivo di entrare a far parte del media team più avventuroso del mondo.

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