Ritrovato Ad Maiora su una spiaggia Libica e scambiato per un caccia turco

Dopo tre mesi di ricerche è stato ritrovato in una spiaggia Libica il trimarano Ad Maiora, abbandonato dall’equipaggio al largo di Lampedusa per una falla durante la Rolex Middle Sea Race.

Il ritrovamento è avvenuto da parte di un poliziotto libico nel giorno dell’epifania, sulla spiaggia vicino Bengasi, in una zona tristemente nota come terreno di guerra. Proprio per questo motivo il relitto sarebbe stato scambiato da qualcuno per un aereo da guerra turco.

Senza più scafi laterali, lo scafo centrale, con le traverse ridotte ormai a 4 miseri monconi, si è spiaggiato spezzando il timone, come si vede dalle macabre foto. Parte della poppa è stata portata via durante qualche burrasca lungo le oltre 600 miglia percorse alla deriva dal luogo in cui Ad Maiora si è ritirato dalla regata.

Dopo quel ritiro e prima del programmato recupero, la barca è stata presa d’assalto dagli sciacalli, che hanno portato via letteralmente tutto, inclusi winches, tutto il cordame e perfino il WC elettrico. Nulla più era rimasto a bordo e sono stati lasciati aperti o spaccati tutti gli oblò per farla affondare.

La barca fu avvistata e fotografata da alcuni pescatori, *intorno al 6 novembre*, alla deriva 12 miglia vicino *Lampedusa*. Lo skipper Bruno Cardile è immediatamente andato sul posto ed ha organizzato una battuta per ritrovare Ad Maiora intorno al punto segnalato, ma purtroppo senza successo.

La barca, si è poi saputo, prima dell’avvistamento era andata probabilmente a scogli sull’isolotto di Lampione distruggendo definitivamente lo scafo di sinistra. In queste pessime condizioni la barca è poi andata alla deriva per settimane incontrando burrasche con venti anche fino a 50 nodi nel canale di Sicilia.

Intorno al 20 novembre Ad Maiora è stata nuovamente avvistata a 20 miglia SO di Malta da un aereo militare maltese*che ci ha inviato le foto e la posizione; la barca risultava ormai quasi irriconoscibile, aveva perso anche l’intero scafo di destra, avvistato a 10 miglia di distanza da quello centrale. Anche in questa occasione è stata pianificata un’operazione di recupero, ma le durissime condizioni meteo in arrivo con venti ad oltre 40 nodi, hanno impedito per giorni e giorni qualunque sortita in mare. Nessun altro avvistamento è poi stato fatto fino al ritrovamento in Libia.

Certamente la barca non è stata molto fortunata a colpire quel grosso oggetto in mare a circa 16 nodi, ma l’arrivo degli sciacalli che hanno rubato tutto da bordo è stato un atto ignobile e violento da parte di delinquenti organizzati, certamente velisti.

Bruno Cardile, armatore del trimarano commenta così il ritorvamento: “Col dolore nel cuore, voglio dire che comunque è stato un grande onore e privilegio poter riportare in vita una barca leggendaria e poterla farla correre felice, ancora una volta, prima del suo addio. Adesso è il momento di guardare avanti, elaborare questo lutto e cercare altre sfide. Tutto insegna, soprattutto il dolore”.

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